Storia della matematica

La matematica è antica quanto la civiltà stessa: a partire dal periodo neolitico, quando con lo stanziamento fisso cominciarono a sorgere i primi villaggi, lo scrivere e il contare divennero sempre più utili, se non necessari. Con il contare, comincia la storia della matematica. Contare il trascorrere del tempo, realizzare complessi disegni di cesti e tessuti, e spartire merci, raccolti e bestiame richiedevano essenzialmente conoscenze aritmetiche. Analogamente, perfino nelle culture più rudimentali, la decorazione delle ceramiche con disegni intricati, l'individuazione delle costellazioni nel cielo stellato, o la disposizione di pietre, obelischi e tombe in formazioni rituali denotano una conoscenza dello spazio e della geometria. 

MATEMATICA EGIZIA, BABILONESE E GRECA

Le più antiche nozioni matematiche sono conservate nei papiri egizi, nelle tavolette cuneiformi babilonesi e nei manoscritti greci. Essi indicano che i primi interessi matematici riguardarono l'aritmetica, l'algebra, la geometria e la trigonometria

Aritmetica e algebra

Tra i più antichi testi matematici giunti fino a noi vi sono il famoso papiro di Rhind (c. 1650 a.C.) e il papiro Golonishev. Essi rivelano che gli Egizi usavano un sistema decimale; l'unità era rappresentata da una singola linea, e le decine, le centinaia e le migliaia da simboli geroglifici. L'aritmetica era per gli Egizi essenzialmente additiva; la moltiplicazione era ottenuta tramite successivi raddoppiamenti. Tranne che per la frazione 2/3, per la quale esisteva un geroglifico speciale, tutte le frazioni venivano espresse come frazioni unitarie della forma 1/n, una frazione relativamente semplice come 2/59 era sempre trattata nella forma più complessa, ma equivalente, di 1/36 + 1/236 + 1/531 = 2/59. Le frazioni unitarie erano estremamente scomode e non avrebbero certo facilitato il calcolo e lo sviluppo dell'aritmetica; nonostante ciò, la matematica egiziana era adatta a essere applicata nel commercio e nell'agricoltura. Per trattare problemi quali l'immagazzinamento dei raccolti e la divisione delle forme di pane, gli Egizi applicarono anche un'algebra rudimentale, che tuttavia non andava oltre le semplici equazioni lineari in una incognita. 

L'aritmetica babilonese, che faceva uso di un sistema posizionale sessagesimale, rese certe operazioni, quali la moltiplicazione e la divisione, più semplici di quelle egizie. La base babilonese 60 è ancora usata per misurare il tempo (1 ora = 60 minuti, 1 minuto = 60 secondi) e per misurare l'ampiezza degli angoli. I Babilonesi superarono gli Egizi anche nell'uso dell'algebra. Tavolette cuneiformi del periodo di Hammurabi (c. 1950 a.C.) testimoniano una notevole abilità nel risolvere anche equazioni di secondo grado e equazioni semplici di terzo grado. Le tavolette cuneiformi del periodo più tardo (dal 600 a.C. al 300 d.C. circa) riflettono anche le capacità algebrico-aritmetiche dei Babilonesi e mostrano i progressi da loro fatti nell'applicare la matematica all'astronomia. Per facilitare i loro complicati calcoli, prepararono tavole per la moltiplicazione, i reciproci e le radici quadrate, e tavole per risolvere certi fondamentali tipi di equazioni. 

Le prime importanti scoperte della matematica greca sono attribuite a Pitagora di Samo e ai suoi discepoli. L'aritmetica pitagorica considerava i numeri come somme di unità, o punti, e perciò è stata spesso interpretata come una forma astratta di atomismo. 

Una scuola nata attorno a Zenone di Elea 

Zenone. 

Il principale effetto delle argomentazioni di Zenone fu quello di mettere in evidenza la necessità di studiare più attentamente le definizioni e i fondamenti della matematica. I pitagorici dettero anche la prima dimostrazione generale del cosiddetto teorema di Pitagora e scoprirono l'esistenza dei numeri irrazionali, detti allora grandezze incommensurabili. La scoperta delle grandezze incommensurabili mise in crisi la filosofia pitagorica, per la quale tutte le grandezze potevano essere espresse in termini di numeri interi o di rapporti fra interi. La scoperta mise in chiaro il fatto che l'aritmetica pitagorica era insufficiente a esprimere quantità geometriche quali la diagonale del quadrato. Alcuni ritengono che questa sia stata la prima grossa crisi nella storia della matematica. Sebbene Eudosso di Cnido riuscisse in seguito a risolvere il dilemma elaborando una teoria della proporzione, la matematica greca post-pitagorica divenne molto più geometrica che algebrica. Questo orientamento fu rafforzato da Platone, il maestro di Eudosso, che considerò la geometria come il modello del ragionamento irrefutabile. 

Geometria e trigonometria

Il più noto matematico dell'antichità è Euclide (sec. III a.C.), i cui Elementi di geometria forniscono una trattazione sistematica della geometria sotto forma di definizioni, assiomi, postulati e teoremi. La successione delle argomentazioni di Euclide fu assunta come modello di rigore logico nell'antichità; da allora l'assiomatizzazione ha rappresentato la più alta forma di costruzione scientifica. Euclide fu un compilatore e un ordinatore di idee preesistenti, ma il più grande matematico dell'antichità, per qualità e originalità, fu Archimede (287-212 a.C.), che applicò il metodo di esaustione per determinare rigorosamente aree e volumi di numerose figure geometriche. 

Il suo più giovane contemporaneo Apollonio di Perga introdusse i termini di ellisse, iperbole e parabola e determinò le proprietà specifiche di ciascuna di queste curve, che rientrano nelle sezioni coniche. Il cerchio era la curva più importante, perché nell'antichità l'astronomia si basava sulla geometria dei cerchi perfetti e sui movimenti circolari uniformi. 

Eudosso, Aristarco di Samo, Ipparco di Nicea e Claudio Tolomeo dettero fondamentali contributi allo sviluppo dei modelli geometrici per i movimenti planetari (v. astronomia, storia dell'). L'ultimo dei grandi geometri dell'antichità fu Pappo (sec. III d.C.), la cui Collezione matematica costituisce la sintesi del lavoro dei suoi predecessori a partire da Euclide. 

Nell'Almagesto, Tolomeo introdusse nozioni di trigonometria nei termini di una tavola delle corde che era equivalente a una tavola della funzione seno. L'Almagesto contiene formule per determinare seno e coseno di somme e differenze di angoli, e pone le basi della trigonometria sferica, lo studio dei triangoli proiettati sulla superficie di una sfera. La trigonometria sferica fu al centro degli studi di Menelao (c. 100 d.C.), il quale rilevò l'importanza degli archi dei cerchi molto grandi per trattare problemi come quello dei triangoli sferici. Sebbene in questo periodo siano stati compiuti anche studi sull'algebra, i matematici dell'antichità non tentarono mai di amalgamare geometria e algebra come invece fecero i matematici dei secc. XVI e XVII, creando la geometria analitica. Diversamente, i Greci si dedicarono principalmente alla geometria, l'unico settore della matematica in cui potevano trattare senza difficoltà con grandezze continue e con quantità tra loro incommensurabili. 

MATEMATICA ISLAMICA E MEDIEVALE

Dopo la caduta dell'impero romano d'Occidente, la tradizione greco-romana fu trasmessa all'Occidente latino dai bizantini di Costantinopoli e da vari studiosi di centri culturali quali Isfahan, Jundishapir e Baghdad. Gli studiosi islamici contribuirono anche alla diffusione delle scoperte matematiche fatte in India e in Cina. Uno dei primi esempi di ciò è la traduzione del testo indiano Siddhantas da parte di al-Farazi. Il libro di al Khwarizmi sull'aritmetica conteneva un'accurata esposizione del sistema numerico indiano, e trasmise all'Occidente l'idea della notazione posizionale decimale. La scienza araba, fortemente interessata all'astronomia per motivi legati all'astrologia e alla compilazione degli oroscopi, prestò una notevole attenzione all'Almagesto di Tolomeo e allo sviluppo della trigonometria. 

L'astronomo al-Battani contribuì al progresso della trigonometria sferica ed elaborò una tavola delle cotangenti da usare per i calcoli astronomici. 

Il poeta persiano Omar Khayyam si dedicò per lungo tempo allo studio dell'algebra e della geometria. 

Al-Haitham, noto anche come Alhazen, applicò la geometria allo studio della luce, e Abul-Wafa dette contributi alla trigonometria sferica

Al pari degli islamici, gli studiosi dell'Occidente latino arricchirono dapprima la loro matematica traducendo le opere fondamentali greche o arabe, specialmente dopo che Toledo fu presa dai cristiani nel 1085. 

Leonardo Pisano, meglio conosciuto come Fibonacci, scrisse il suo Liber Abaci (1202) basandosi sulle conoscenze di aritmetica e algebra accumulate durante i suoi viaggi. Egli introdusse in Occidente sia il sistema posizionale decimale arabo sia l'uso delle cifre arabe. 

L'innovazione più importante della matematica medievale fu di applicare la matematica alla fisica, in particolare a problemi di moto uniforme e di moto accelerato. A questo proposito vanno ricordati lo scolastico francese Nicole Oresme e un gruppo di matematici fra cui Thomas Bradwardine del Merton College di Oxford. Con la caduta di Costantinopoli (1453) molti studiosi orientali si trasferirono nell'Europa occidentale, portando le proprie conoscenze dei manoscritti greci (e spesso i manoscritti stessi). L'astronomo Georg von Peuerbach iniziò una traduzione dell'Almagesto di Tolomeo, che fu completata da uno dei suoi discepoli, Regiomontano. 

In Italia gli artisti studiarono Vitruvio, applicarono la geometria alla costruzione di grandi edifici, e iniziarono lo studio matematico della prospettiva. 

Leonardo da Vinci, Leon Battista Alberti e Piero della Francesca scrissero trattati sulla matematica della prospettiva. 

All'inizio del sec. XVI furono fatti importanti progressi in algebra. In Italia Niccolò Tartaglia e Scipione Ferro scoprirono la formula generale per risolvere le equazioni di terzo grado, che fu quindi pubblicata da Gerolamo Cardano nella sua Ars Magna (1545). 

I casi connessi alle radici immaginarie furono trattati da Raffaello Bombelli nella sua Algebra (1572). 

Verso la fine del sec. XVI François Viète mostrò l'importanza dei simboli usando più (+) e meno (-) per le corrispettive operazioni, e lettere per rappresentare le incognite. La nuova notazione di Viète contribuì a rendere possibili i grandi progressi matematici del sec. XVII. 

Durante tutto il sec. XVI, in una economia commerciale e mercantile in continuo sviluppo, presero sempre maggiore importanza la contabilità, l'esecuzione dei calcoli, la preparazione di tavole trigonometriche e astronomiche. I matematici studiarono notazioni migliori e metodi sempre più veloci. Il matematico fiammingo Simon Stevin introdusse l'uso delle frazioni decimali e John Napier inventò i logaritmi. 

LA MATEMATICA NEI SECOLI XVII E XVIII

Le maggiori scoperte matematiche del sec. XVII furono stimolate dalla rivoluzione operata in fisica e in astronomia da Copernico, Keplero e Galileo. Mostrando come si potesse applicare la matematica all'analisi del moto uniforme e del moto accelerato, Galileo dimostrò che le traiettorie percorse dai proiettili sono sempre paraboliche. 

Il sec. XVII vide anche la nascita della geometria analitica, del calcolo infinitesimale, della teoria dei numeri e della teoria delle probabilità. 

Geometria analitica

Nel suo Discorso sul metodo (1637) il filosofo francese René Descartes innalzò la logica della matematica a paradigma del ragionamento. Nella innovatrice Geometria, un'appendice al Discorso, egli mise assieme algebra e geometria sotto forma di geometria analitica. La geometria analitica rese possibile per la prima volta la rappresentazione grafica delle funzioni, e consentì di determinare sistematicamente e con notevole precisione le proprietà di un'ampia classe di curve. Uno dei più importanti contributi della geometria analitica prima dell'invenzione del calcolo infinitesimale è il ruolo da essa avuto nella risoluzione del cosiddetto problema delle tangenti, cioè il problema di determinare la linea tangente a una data curva in un punto assegnato. Alla soluzione di questo problema lavorarono matematici quali Isaac Barrow, Bonaventura Cavalieri, Pierre de Fermat, Christian Huygens, Descartes e William Wallace. 

Calcolo

Alla metà del secolo i componenti essenziali del calcolo - la geometria analitica, i metodi infinitesimali, lo studio delle aree e il problema delle tangenti - erano già tutti presenti. A distanza di circa dieci anni l'uno dall'altro, sir Isaac Newton e Gottfried Wilhelm Leibniz scoprirono le proprietà fondamentali del calcolo infinitesimale e il rapporto di reciprocità in base al quale gli integrali risultavano essere più facilmente calcolabili in termini dei loro inversi, le derivate. 

Newton scoprì, nel 1665-66, il "calcolo delle flussioni" dopo aver studiato il lavoro di Barrow e la Aritmetica di John Wallis, il quale aveva colto una correlazione tra la quadratura delle aree e la determinazione delle tangenti alle curve. Newton, che giunse al calcolo infinitesimale avendo chiare in mente le applicazioni alla fisica, pensava le curve come generate dal movimento di punti e concepiva le derivate come velocità. Diversamente il calcolo di Leibniz, studiato tra il 1673 e il 1676, fu influenzato dalle geometrie di Descartes, Huygens e Pascal. Il primo resoconto sul calcolo differenziale di Leibniz fu pubblicato nel 1684, seguito dal calcolo integrale nel 1686. Leibniz inventò simboli di una tale chiarezza operativa che divennero rapidamente la notazione standard per il nuovo calcolo; i simboli per i differenziali e per l'integrale compaiono nei lavori sul calcolo di Leibniz. La matematica del sec. XVIII fu caratterizzata da una ulteriore elaborazione del calcolo differenziale e integrale. In generale, i matematici abbandonarono il calcolo delle flussioni newtoniano in favore dei nuovi metodi elaborati da Leibniz. 

Jakob Bernoulli e suo figlio Johann studiarono le opere di Leibniz e svilupparono notevolmente le tecniche del calcolo e l'integrazione delle equazioni differenziali ordinarie. Verso la metà del secolo Leonhard Euler, che studiò anche le serie infinite, stabilì la ben nota identità trigonometrica, dimostrò molti teoremi fondamentali del calcolo e sviluppò una teoria delle equazioni differenziali. Fortemente influenzato dal prodigioso lavoro di Euler, il matematico francese Joseph Louis de Lagrange cercò di accrescere il rigore della matematica evitando l'intuizione a favore di dimostrazioni puramente analitiche. I suoi importanti testi (del 1797 e 1801) miravano a costruire il calcolo su base rigorosa sviluppandolo algebricamente, senza alcun riferimento alla geometria e a un qualunque tipo di intuizione. Come i critici di Newton e di Leibniz, che diffidavano dei concetti di limite e degli infinitesimi "che diventano zero", Lagrange rifiutò il metodo dei limiti e iniziò invece lo studio delle funzioni mediante le loro serie di Taylor, rendendo così possibile tale studio in termini puramente algebrici. Il successo di questa impostazione fu tuttavia limitato da difficoltà concernenti la convergenza di tali serie, come pure dalla scoperta di funzioni che non ammettevano uno sviluppo in serie di Taylor. 

Alla fine del secolo Pierre Simon de Laplace, nel suo Trattato di meccanica celeste (1799-1825), dette una rigorosa sistemazione del sistema fisico newtoniano utilizzando i migliori strumenti matematici allora disponibili. Teoria dei numeri e probabilità. I secc. XVII e XVIII videro anche un notevole interesse per la teoria dei numeri e la probabilità. In entrambe le discipline si distinse Pierre de Fermat (1601-1665), il cui studio delle probabilità ebbe origine nel contesto dei giochi d'azzardo, e successivamente trovò importanti applicazioni nel mondo degli affari, particolarmente nelle assicurazioni ma anche nella compilazione di tavole di mortalità. 

LA MATEMATICA NEI SECOLI XIX E XX

A cominciare dal sec. XIX i matematici furono per lo più insegnanti di scuola o università, piuttosto che membri di corti e accademie. Inoltre, sebbene i matematici continuassero a occuparsi dei problemi della fisica e dell'astronomia, anche la matematica pura - staccata dai problemi della fisica - si sviluppò sempre più rapidamente e autonomamente. Il calcolo si estese diventando analisi (quel settore che fa uso di concetti del calcolo come quello di limite), e si ebbero notevoli progressi in geometria e teoria dei numeri

Analisi, geometria e teoria dei numeri

In Germania il lavoro di Carl Friedrich Gauss coprì le più importanti aree della matematica pura e applicata, facendo da ponte tra la matematica del sec. XVIII e la matematica moderna. Il più rilevante dei suoi lavori, pubblicato nel 1801, fornì una nuova e approfondita indagine sulla teoria dei numeri. Gauss riuscì anche a dare una interpretazione fisica dei numeri complessi (i numeri che contengono componenti sia reali sia immaginarie) rappresentandoli come punti su di un piano bidimensionale, un risultato che contribuì notevolmente a dare rispettabilità matematica ai numeri complessi. Nel campo della matematica applicata Gauss studiò la geodesia e i movimenti planetari, e scrisse un fondamentale trattato sul metodo dei minimi quadrati. Gli appunti e i manoscritti rimastici di Gauss mostrano che egli aveva scoperto anche la geometria non euclidea. 

I libri di testo di Augustin Lous Cauchy, pubblicati nel 1821 e 1823 e destinati agli studenti della famosa École Politechnique francese (fondata nel 1794), concernevano principalmente lo sviluppo dei teoremi fondamentali del calcolo nel modo più rigoroso possibile. 

Fra gli altri matematici francesi che scrissero importanti testi collegati alla loro attività di insegnamento si ricordano A. M. Legendre, G. Monge e S. F. Lacroix. 

All'insegnamento di Monge nell'École Politechnique si formò una generazione di geometri quali J. B. Biot, J. V. Poncelet, C. Dupin e J. Hachette. L'École Politechnique produsse anche lavori di pari importanza nel settore della matematica applicata. 

La fisica matematica vide rapidi progressi a opera di teorici quali Lagrange, Monge, Joseph Fourier, S. D. Poisson e Cauchy, come pure di A. M. Ampère, Gaspard de Coriolis, Louis Poinsot e Jean Poncelet. 

Nell'ambito dello studio matematico del calore, Fourier stabilì che qualunque funzione può essere rappresentata attraverso una serie trigonometrica di forma specifica, le cosiddette serie di Fourier, che occupano un posto centrale nella analisi di Fourier. 

Il matematico tedesco Peter Gustav Dirichlet fu il primo a sviluppare rigorosamente l'uso delle serie di Fourier. Altri matematici dell'epoca che realizzarono significativi progressi in analisi furono il norvegese Niels Henrik Abel e il tedesco Carl Gustav Jacob Jacobi. Oltre ai suoi contributi all'analisi, Dirichlet dimostrò la fecondità e la potenza dell'applicazione di tecniche analitiche allo studio della teoria dei numeri. 

L'influenza più immediata Dirichlet la esercitò sul suo discepolo Bernhard Riemann. Nella sua indagine sulle funzioni di variabile complessa, Riemann introdusse il concetto di superficie di Riemann, collegando così la topologia con l'analisi. Riemann scrisse inoltre lavori sui fondamenti della geometria e sullo studio delle serie trigonometriche. In teoria dei numeri applicò (1859) la teoria dei numeri complessi per determinare la distribuzione dei numeri primi. La scoperta di Riemann di una funzione continua ma non differenziabile mostrò l'inadeguatezza dell'intuizione geometrica come guida nell'analisi; in effetti i matematici avevano sempre dato per scontato che una qualunque funzione continua possedesse necessariamente una derivata. 

Tra i più importanti matematici del sec. XIX che insistevano sulla necessità di nuovi metodi di analisi fu Karl Theodor Weierstrass, il quale pose l'accento sul rigore derivante dal procedere aritmeticamente - definendo, a esempio, i numeri irrazionali come limiti di successioni convergenti. 

Leopold Kronecker, collega di Weierstrass a Berlino, si oppose con forza all'impostazione data da Weierstrass all'analisi sostenendo, invece dell'uso di processi infiniti, la riduzione di tutta la matematica a ragionamenti che comportassero solo i numeri interi e procedure consistenti in un numero finito di passi. Kronecker è ben noto per l'affermazione: "Dio ha creato gli interi - tutto il resto è opera dell'uomo". L'opposizione di Kronecker ad un qualunque uso dell'infinito in matematica fu il motivo per cui questi si schierò nettamente contro la teoria degli insiemi transfiniti creata da Georg Cantor attorno al 1880. La grande importanza della teoria degli insiemi, particolarmente per l'analisi e la topologia, fece tuttavia sì che questa venisse infine accettata dai matematici, nonostante l'iniziale opposizione all'idea di infinito. Cantor, come pure Weierstrass e Richard Dedekind, svilupparono anche una teoria dei numeri irrazionali. 

Nel sec. XIX si assiste anche a un rapido progresso, pari a quello compiuto in analisi, per quello che riguarda la geometria e i nuovi campi d'indagine da questa originati. La geometria proiettiva fu contemporaneamente scoperta all'inizio del secolo da Gergonne e Poncelet. 

Negli anni Venti numerosi tedeschi, tra cui Jakob Steiner e K. G. C. von Staudt, ampliarono notevolmente la geometria sintetica, mentre August Ferdinand Möbius e Julius Plücker in Germania, Michel Chasles in Francia e Arthur Cayleyin Inghilterra indagarono a fondo la geometria algebrica. Möbius è anche noto per i suoi lavori pionieristici in topologia, e per la sua striscia di Möbius, una superficie che consta di un solo lato. 

Una delle scoperte più controverse del sec. XIX è quella delle geometrie non euclidee, che furono ottenute dopo numerosi vani tentativi di dimostrare il postulato delle parallele di Euclide a partire dai restanti assiomi. Contemporaneamente, Nikolaj Ivanovic Lobachevskij e Jànos Bolyai si resero conto (come, prima di loro, Gauss) che si potevano introdurre assiomi alternativi a quello delle parallele in modo che le risultanti geometrie, sebbene non euclidee, fossero perfettamente consistenti. In seguito, Hermann Grassmann estese ulteriormente l'ambito della geometria; i suoi lavori portarono all'analisi vettoriale degli spazi affini e metrici. Dalla geometria si sviluppò anche la topologia, nota nel sec. XIX come analysis situs, così come fece nel secolo XX il concetto di dimensioni frazionarie (v. geometria dei frattali). Verso la fine del secolo, i matematici francesi entrarono in concorrenza con quelli tedeschi. A seguito della dimostrazione dell'esistenza di numeri trascendenti data da Joseph Liouville, Charles Hermite dimostrò nel 1873 che e è trascendente, e successivamente nel 1882 F. Lindemann stabilì che anche è trascendente. Hermite divenne il principale esponente degli analisti francesi della fine del secolo. Tra i suoi contemporanei e discepoli vi erano figure quali René Baire, Émile Borel, Jacques Salomon Hadamard, Enry Leon Lebesgue e C. E. Picard. 

Il più grande matematico francese della fine del secolo fu Henri Poincaré, i cui interessi spaziarono su quasi tutti i settori della matematica creativa. Ad esempio, la sua osservazione che sistemi apparentemente deterministici potevano mostrare un comportamento caotico, anticipavano la teoria del CAOS del secolo XX (vedi anche catastrofi, teoria delle). Mentre analisi e geometria ricevettero grande attenzione nel continente, i matematici inglesi si orientarono verso lo studio dell'algebra e le sue applicazioni alla geometria. La matematica continentale fu tuttavia poi diffusa in Inghilterra da matematici quali Charles Babbage, sir John Herschel e George Peacock, tutti esponenti della Analytical Society (Società analitica). 

L'algebra in Inghilterra prese anche la forma di algebra di Boole, presentata da George Boole nell'opera "Indagine sulle leggi del pensiero" (1854); l'algebra di Boole fu il primo di una serie di importanti contributi dati dagli studiosi inglesi alla logica simbolica; essi culminarono nel lavoro di Bertrand Russell e Alfred North Whitehead nel sec. XX. 

Altri settori che divennero centrali alla riflessione matematica del sec. XX sono lo studio delle serie divergenti, l'analisi tensoriale e la geometria differenziale, come pure l'algebra astratta, comprendente lo studio di campi, gruppi e anelli. 

La teoria dei gruppi, cui sono associati i nomi di Evariste Galois e di Camille Jordan, fu una delle grandi scoperte e dei princìpi unificanti della fine del sec. XIX. La teoria dei gruppi rese possibile l'unificazione di geometria e algebra; a questo proposito Hermann Helmholtz e Sophus Lie mostrarono quanto lo studio dei gruppi di trasformazioni fosse in grado di arricchire il lavoro di Riemann. Le idee di Lie furono in seguito portate avanti dal matematico francese Elie Cartan. 

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Ultimo aggiornamento: 29/11/14