Sedimenti marini
I sedimenti marini sono del materiale incoerente che copre
la maggior parte del fondo oceanico. Mancano sulle cime delle dorsali
medio-oceaniche e raggiungono spessori di oltre 1000 m lungo le elevazioni
continentali.
Lo spessore medio è di circa 500 m, ma varia in modo
considerevole da luogo a luogo. I sedimenti marini sono più recenti di quelli
terrestri comparabili. I più vecchi sedimenti marini sono quelli giurassici
(circa 150.000.000 di anni), mentre le rocce terrestri più antiche hanno un'età
di 3,8 miliardi di anni. I geologi portano come prova dell'espansione del fondo
marino il fatto che i bacini oceanici si siano formati in tempi geologici
recenti, cosa che ha trovato conferma nella datazione dei sedimenti marini.
I sedimenti marini vengono classificati secondo la loro
origine:
-
litogenici,
-
idrogenici,
-
biogenici e
-
cosmogenici.
I sedimenti litogenici
derivano dall'alterazione
superficiale della crosta. A questa classe appartengono i frammenti di roccia,
le particelle di quarzo, i detriti vulcanici e i minerali argillosi. La quantità
di questi materiali dipende, in primo luogo, dalla distanza dal luogo di
provenienza a quello di deposizione e dalla facilità che ha il materiale a
degradarsi. Il quarzo e i minerali argillosi, poiché non sono degradabili, si
trovano in tutti i bacini oceanici.
I minerali argillosi che si trovano nei
sedimenti marini sono principalmente costituiti da clorite, illite, kaolinite e
montmorillonite. La distribuzione varia per tutti i bacini oceanici, per le
differenti condizioni di alterazione cui sono sottoposti questi minerali. I
sedimenti litogenici sono trasportati dalle
correnti di torbida, dal vento,
dall'acqua e dal ghiaccio.
I sedimenti idrogenici sono costituiti da
particelle
che sono precipitate nell'acqua di mare da soluzioni (v.
riserve
minerarie oceaniche). In questo tipo di sedimenti sono compresi anche i noduli fosfatici e
i noduli di manganese. I noduli fosfatici si trovano nelle zone costiere dove vi
è un rapido accumulo dei sedimenti. I noduli di manganese, d'altra parte, si
trovano nelle zone dove vi è un lento accumulo di sedimenti; questo tipo di
noduli ricopre più del 50% della superficie di certe zone dei fondi del Pacifico
e dell'Indiano.
I sedimenti biogenici sono principalmente costituiti da resti di
fitoplancton (v. plancton) e di zooplancton, che sono organismi marini
unicellulari. Gli scheletri dei foraminiferi, dei coccoliporidi e degli
pteropodi costituiscono la maggior parte delle varietà carbonate. La quantità
dei depositi di questo tipo è funzione sia del numero di organismi nell'acqua,
sia di altri fattori. Per esempio, sebbene le acque costiere abbiano molti di
questi organismi, la quantità di sedimenti che proviene dalla terraferma è così
grande che diluisce la porzione carbonatica. Anche la profondità e la chimica
dell'acqua influiscono sul tasso di carbonato, in quanto non si ha nessun
accumulo al di sotto del livello chiamato compensazione carbonatica profonda (Carbonate
Compensation Depth). Un'altra classe di sedimenti biogenici è formata dalle
diatomee e dai radiolari, altri organismi planctonici con il guscio di silice.
Alle alte latitudini e nelle zone di risalita dell'acqua oceanica (v.
risalita oceanica) si trovano i
fanghi organogeni ricchi di diatomee. I fanghi radiolari
si trovano principalmente nel Pacifico equatoriale. Gli organismi marini con
scheletro di apatite, un fosfato, sono altri componenti biogenici. Fra le parti
scheletriche fosfatiche le più comuni sono i denti di squalo e i fanoni di
balena. Questo tipo di sedimenti si trova nelle regioni dove vi è un tasso di
sedimentazione molto lento.
I sedimenti cosmogenici sono costituiti da piccole
sfere e noduli di origine extraterrestre. Essi si trovano in zone dove vi è una
lenta sedimentazione, con una minima immissione di sedimenti terrigeni e
biogenici. Questo materiale nero splendente è noto con il nome di
tectiti.
L'età
dei sedimenti marini può essere determinata con parecchi metodi: stratigrafia
magnetica (correlazione delle inversioni magnetiche con quelle sulla
terraferma); biostratigrafia (riconoscimento delle zone con plancton abbondante
e che sono state datate con altri metodi); datazione radiometrica (misura
dell'attività dei radionuclidi, attività che decade con il tempo).
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2002 Motta Editore
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