Caratteristiche geografiche e climatologiche generali del
Mediterraneo in relazione alle irruzioni fredde
-
Il bacino del Mediterraneo è posto a latitudini
relativamente basse, perciò nei casi di persistenza di configurazioni di
circolazione ad alto indice, non si osservano ciclogenesi significative e
tempo perturbato. Questo è quanto avviene durante la seconda parte
dell'estate (Luglio - Agosto), quando sull'Europa Settentrionale prevalgono
forti correnti occidentali. Al contrario, le ciclogenesi marcate compaiono
soltanto con circolazione a basso indice. In particolare, esperienze
sinottiche elementari mostrano che le irruzioni fredde in Europa e nel
Mediterraneo, sono associate alla presenza di un forte anticiclone nell'area
che va dal Atlantico nord-orientale alla Scandinavia. Con situazioni di
blocco, queste irruzioni fredde diventano più persistenti e ripetute, cosicché
tali anomalie negative si manifestano in una larga parte delle temperature
mensili.
-
Il Mediterraneo si trova in un'area di massima frequenza
delle ciclogenesi e sul percorso dei cicloni. Ciò è vero soprattutto
durante la stagione fredda e potrebbe attribuirsi al fatto che il
Mediterraneo è una vasta riserva di calore. Durante le irruzioni di aria
fredda, enormi quantitativi di calore sensibile e latente vengono forniti
all'aria, che ne risulta fortemente trasformata. BUNKER, durante i giorni di
mistral del febbraio 1969, trovò una media di 1200 cal cm-2
giorno-1 per il calore sensibile e 1.5 g cm-2 giorno-1
(massimo 2.3 g cm-2 giorno-1) per l'evaporazione.
Questa energia si trasforma in energia cinetica, nel caso delle principali
ciclogenesi, e in energia dinamica, in particolare sottoforma d'instabilità
convettiva. Quest'ultima è rilasciata nelle ciclogenesi e/o nei rovesci
post-frontali e nell'attività temporalesca.
Durante l'estate, il mar Mediterraneo costituisce un catino caldo per l'aria
che, unitamente al fatto che le alte subtropicali ricoprono l'area, causa
potenti anticiclogenesi e sbarra il cammino ad ogni ciclone significativo.
Ciò è vero specie nel Mediterraneo meridionale, centrale ed orientale,
dove prevale il tipico clima secco estivo.
Una terza caratteristica del Mediterraneo è rappresentata
dal rilievo articolato da cui è contornato. Penisole montagnose, bacini
chiusi, altipiani estesi e regioni montagnose esercitano una considerevole influenza sulla
formazione, sulla struttura e sul comportamento delle
depressioni. In
particolare per questo studio, gli ostacoli e le barriere lungo la costa
settentrionale influiscono sulle invasioni fredde. In relazione allo
spessore verticale dell'aria fredda, alla robustezza ed alla stabilità nei
bassi strati, l'aria può più o meno incanalarsi attraverso gli sbarramenti
penetrando nel Mediterraneo. Due di questi sbarramenti vengono considerati
sinotticamente come i più importanti; il primo, fra Alpi e Pirenei, ed il
secondo fra la regione montuosa balcanica e l'Anatolia turca. Attraverso il
primo, un afflusso d'aria essenzialmente nord-occidentale del tipo mP e
qualche volta del tipo mA è peculiarmente seguito dalla ben nota
ciclogenesi sul Mediterraneo occidentale. Meno frequentemente, attraverso il
secondo e l'Egeo, un afflusso da nord-est del tipo cP e talvolta del tipo cA,
invade il Mediterraneo Orientale e/o Centrale. La ciclogenesi che spesso ne
consegue dipende, fra gli altri fattori, da quanto il mare sarà fonte di
calore, sia sensibile che latente. L'effetto sottovento costituisce un
importante elemento per ambedue le aree. Non andrebbe trascurato che il
termine ciclogenesi va attribuito anche ai casi di ringiovanimento di un
vortice preesistente.
E' ben noto che quando una particella d'aria si sposta
verso latitudini più basse, si produce in genere vorticità
relativa positiva. Ciò risulta in accordo con le esperienze sinottiche, in
cui un forte trasporto di aria verso sud è di norma accompagnato da
produzione di vorticità relativa positiva e da avvezione
a livello della media troposfera. Ma la ciclogenesi al suolo, davanti a
questo flusso a 500 hPa diretto verso sud, ha luogo soltanto quando
osservato sul mare. E quando una ciclogenesi principale ha luogo, la
depressione in lento movimento è in grado di mantenere, prolungare e
rinvigorire detto flusso di aria fredda.
Infine, è risaputo che la frequenza delle irruzioni
fredde nella parte occidentale del bacino è molto più elevata che nella
parte orientale di esso. Ciò dovrebbe essere attribuito alla circostanza
che l'anticiclone
di blocco responsabile non si è formato con pari frequenza a tutte le
latitudini. D'altro canto, la frequenza delle irruzioni fredde non
eguaglierebbe la frequenza delle ciclogenesi poiché queste ultime dipendono
anche dal riscaldamento diabatico dell'aria, che a sua volta dipende dalle
stagioni dell'anno.
|