Moto 

Una definizione intuitiva di moto è "un cambiamento continuo nel tempo". 

Una tale descrizione fu usata dagli antichi filosofi greci, per i quali l'interpretazione del concetto di cambiamento costituiva in generale un grande problema. 

Zenone di Elea (c. 490-430 a.C.) escogitò il paradosso della freccia: un corpo che occupa uno spazio uguale al suo volume è in riposo; una freccia in volo occupa a ogni istante uno spazio uguale al suo volume; quindi, a ogni istante, la freccia è in riposo; perciò essa è in riposo a tutti gli istanti. Questo paradosso non fu risolto fino al sec. XVII, in seguito allo sviluppo del calcolo infinitesimale, che finalmente permise ai matematici di distinguere cambiamenti infinitesimi dallo zero

La descrizione del moto nella meccanica classica richiede l'uso della matematica. Allo scopo di poter analizzare il moto sistematicamente si devono formulare precise definizioni per i concetti di velocità e accelerazione, e se i valori di queste quantità per un corpo sono note a ogni istante, la sua traiettoria può essere determinata completamente. In questa maniera è possibile risolvere la maggior parte dei problemi di moto, dal moto degli atomi a quello dei pianeti. 

Velocità. 

La velocità di un corpo si può calcolare dallo spazio che esso percorre in un certo tempo. La distanza divisa per l'intervallo di tempo trascorso viene chiamata velocità media, ed è data comunemente in unità di metri per secondo (m/s) o di chilometri per ora. La velocità media di un corpo durante un particolare intervallo di tempo dà soltanto una rozza idea del modo con cui il corpo si è realmente mosso durante quel periodo. Per ottenere la velocità a un particolare istante (velocità istantanea), bisogna conoscere la variazione infinitesima nella posizione che ha luogo in un intervallo infinitesimo. 

La velocità è una quantità vettoriale; essa non ha soltanto un'intensità, ma anche una direzione. Quando la velocità di un corpo conserva la stessa direzione e ha intensità costante quel corpo si muove di moto uniforme. Tale moto è del tutto comune; una volta che gli aeroplani, i treni e le navi hanno acquistato velocità, essi tendono, se gli attriti sono scarsi, a continuare il loro viaggio a velocità costante e, se la strada lo permette, in direzione costante. Il moto uniforme è un moto particolare poiché esso è il solo moto in natura che può essere mantenuto senza una forza di alcun genere. Un passeggero in un veicolo che si muove di moto uniforme non si sentirà spinto né il suo sedile verrà tirato di lato. Questo spiega la preferenza per il moto uniforme nei trasporti. 

Accelerazione

Nel caso che su un corpo agiscano delle forze che non si annullano fra loro, il moto uniforme non ha più luogo. Una semplice idea del concetto di accelerazione si può avere quando la variazione nella velocità avviene soltanto nella direzione della velocità stessa. L'accelerazione è di solito espressa come la variazione nella velocità, per esempio in m/s, che ha luogo in un secondo; in questo caso, in metri al secondo per secondo (m/s²). Un'automobile che accelera dallo stato di riposo fino a 72 Km/h (20 m/s) in 10 s ha subìto una accelerazione di 2 m/s². La forza responsabile dell'accelerazione è fornita dal motore e il passeggero subisce la stessa forza acceleratrice, sentendosi schiacciato contro il sedile. Una decelerazione (accelerazione negativa) riduce la velocità della macchina. A meno che un passeggero non sia assicurato al sedile da una cinghia, su di lui non agisce alcuna forza deceleratrice, e continuerà quindi a muoversi in avanti. Anche l'accelerazione è un vettore. Se la forza che causa l'accelerazione non agisce lungo la stessa direzione della velocità l'accelerazione può essere divisa in due componenti perpendicolari (v. calcolo vettoriale). La componente nella direzione della velocità è chiamata accelerazione tangenziale. L'accelerazione tangenziale media è uguale alla variazione della velocità per unità di tempo. L'accelerazione tangenziale istantanea è data dalla derivata della velocità. La componente dell'accelerazione perpendicolare alla velocità è l'accelerazione radiale, uguale a v²/r, dove r è il raggio della traiettoria circolare (immaginaria o no) lungo la quale il corpo si muove all'istante considerato (una traiettoria arbitraria può essere sempre considerata come composta da tratti di traiettoria circolare collegati insieme, e il raggio r del cerchio può essere differente in ogni punto della traiettoria). Anche se un corpo sta eseguendo un moto uniforme, la sua traiettoria si incurverà sotto l'influenza dell'accelerazione radiale (si veda il capitolo sul moto circolare). 

Calcolo della posizione

L'esatta posizione di un corpo che si muove uniformemente lungo una linea retta può calcolarsi facilmente da x = vt, dove x è la distanza percorsa. Le stesse unità devono venire usate in entrambi i membri destro e sinistro della formula; se la velocità è espressa in chilometri all'ora (Km/h), il tempo deve essere misurato in ore e la distanza in chilometri. Se, invece, la velocità è in metri al secondo (m/s), allora il tempo deve essere in secondi e la distanza in metri. 

Un moto uniformemente accelerato è quello che si ha quando un corpo è sottoposto a un'accelerazione costante, come per esempio per effetto della gravità. Se il corpo in questione era già in movimento all'istante in cui è iniziata l'accelerazione, allora si deve sommare lo spazio percorso prima di quell'istante. La velocità iniziale non deve essere necessariamente nella stessa direzione dell'accelerazione. 

MOTO DI CADUTA DEI GRAVI

Un caso notissimo di corpi sottoposti a un'accelerazione uniforme si ha quando essi sono lasciati cadere nel campo gravitazionale della Terra (v. caduta). La velocità del corpo aumenta ogni secondo di 9,8 m/s. In realtà l'accelerazione della forza gravitazionale non è costante, ma fino a una altezza di 30 Km le deviazioni da questo valore sono minori dell'1%. Un corpo che viene lanciato orizzontalmente si muoverà in linea retta uniformemente lungo la superficie della Terra e al tempo stesso subirà il moto di caduta accelerata dovuto alla gravità. Il moto reale risultante da questi due moti non è più una linea retta, e il corpo percorrerà spazi sempre più grandi verso il basso rispetto agli spazi percorsi in avanti; quindi viene eseguita una traiettoria parabolica. La velocità verticale con la quale un corpo lasciato cadere dall'altezza h colpisce il suolo rappresenta anche la velocità con la quale il corpo deve essere lanciato verso l'alto per poter raggiungere proprio la quota h. Alle alte velocità la resistenza dell'aria diventa un fattore di estrema importanza, uguagliando alla fine la spinta verso il basso della gravità e annullando ogni ulteriore aumento della velocità di caduta. Un paracadutista, per esempio, raggiungerà una velocità di caduta libera costante (velocità finale) che si trova, a seconda della posizione assunta dal corpo, tra 180 e 250 Km/h. 

MOTO CIRCOLARE

Il moto circolare è una delle forme più diffuse di moto sia in natura che nei dispositivi artificiali; i pianeti ruotano intorno al Sole in orbite che sono pressoché circolari; la rotazione giornaliera della Terra fa in modo che le stelle sembrino muoversi su traiettorie circolari attraverso il cielo; i macchinari della moderna civilizzazione industriale dipendono da ingranaggi ruotanti. I filosofi greci e i loro successori scolastici nel Medioevo pensavano che il moto circolare fosse il più perfetto genere di moto. Necessariamente, essi arguivano, i moti dei corpi celesti devono essere circolari (v. astronomia, storia della). Dal momento che i moti apparenti dei pianeti nel cielo sono manifestamente non circolari, Tolomeo di Alessandria sviluppò, per spiegarli, un complicato modello basato sui moti circolari dei pianeti attorno a dei punti che a loro volta si muovono su circonferenze più grandi. Il sistema poteva prevedere le posizioni apparenti dei pianeti abbastanza bene nell'arco di diversi anni. Se un corpo in movimento non è sottoposto a perturbazioni esterne, esso continuerà a muoversi con velocità costante in linea retta. Se invece è sottoposto a una forza che cambia continuamente di direzione in modo tale da restare sempre perpendicolare alla velocità, il corpo si muoverà su una circonferenza. Questa forza perpendicolare costante è chiamata forza centripeta (v. centrifuga e centripeta, forze). Poiché la velocità del corpo ruotante è sempre tangenziale, la forza centrifuga è necessariamente radiale. Affinché un corpo di massa m si muova su un'orbita circolare di raggio r con velocità costante v, la forza centripeta deve essere uguale a mv²/r. La gravitazione fornisce la forza centripeta per i pianeti. Il tempo necessario per compiere una rivoluzione completa è chiamato periodo, T. Il numero di rivoluzioni per unità di tempo è la frequenza f, e T = 1/f. La velocità angolare v in radianti/s è uguale a 2 pi greco f, dove f è espressa in numero di giri/s. La velocità tangenziale v è uguale a vr. 

Queste definizioni e formule possono essere usate per calcolare i dati fondamentali di un moto rotatorio. Per esempio, se un disco viene fatto suonare alla frequenza standard di 33 e 1/3 giri al minuto, o 0,56 giri/s, 

  • il periodo T è 1: 0,56, cioè 1,8 s; 

  • la velocità angolare v è 2 pi greco x 0,56, cioè 3,5 radianti/s. 

Per un raggio tipico di 15 cm la velocità tangenziale al margine è 3,5 x 15, cioè 52 cm/s. 

I corrispondenti valori per un punto all'equatore della Terra, con un raggio r = 6378 Km, sono 

  • T = 24 h; 

  • f = 1/24 rotazioni/h; 

  • v = 2 pi greco (1/24), cioè 0,26 radianti/h; e 

  • v = 0,26 x 6378 cioè 1700 Km/h. 

Le grandezze del moto lineare hanno i loro corrispettivi nel moto circolare. Lo spostamento lineare, x, corrisponde allo spostamento angolare w, e la velocità lineare, v, corrisponde alla velocità angolare, v. 

L'inerzia di un corpo ruotante prende il nome di momento d'inerzia, I. Per un corpo puntiforme di massa m che si muove su una circonferenza di raggio r, I = mr². 

L'impulso lineare, mv, corrisponde al momento angolare, Iv. Per un corpo puntiforme, Iv = (mr²)v = mvr. La proiezione su di un asse (in alcuni casi, l'ombra) di un corpo in moto circolare con velocità costante esegue un tipo particolare di oscillazione nota come armonica semplice (si veda il capitolo seguente). In natura questo effetto è responsabile dell'allungamento e dell'accorciamento, in maniera sinusoidale, della durata della luce del giorno nel corso dell'anno. 

MOTO ARMONICO

Un moto che si ripete esattamente a intervalli di tempo regolari viene chiamato moto periodico; il tipo più semplice di moto periodico è il moto armonico, o sinusoidale. Il moto armonico è importante non soltanto perché viene osservato comunemente ed è semplice da descrivere e da analizzare, ma anche perché ogni moto periodico, non importa quanto complicato, può essere espresso come una somma di moti armonici. Le due grandezze fisiche fondamentali che devono essere presenti affinché avvenga un moto armonico sono l'inerzia, che è la tendenza di un sistema a rimanere nel proprio stato di moto o di quiete, e una forza di richiamo che cerca di riportare il sistema alla sua posizione di equilibrio o di riposo. L'intensità della forza di richiamo è, entro certi limiti, direttamente proporzionale allo spostamento dall'equilibrio; cioè più grande è lo spostamento, maggiore è la forza di richiamo. Questo tipo di forza di richiamo, chiamata forza elastica, fu descritta per la prima volta da Robert Hooke nel sec. XVII. La proporzionalità della forza elastica di richiamo allo spostamento è chiamata legge di Hooke. Un semplice esempio di moto armonico è quello di un corpo attaccato a una molla. Quando la molla è allungata o compressa a causa del moto del corpo, essa esercita una forza elastica di richiamo che costringe il corpo a oscillare. Il corpo stesso mostra la proprietà di inerzia; esso rimarrebbe in moto uniforme in assenza di forze. Il moto risultante del corpo perciò è un moto armonico semplice. In un circuito elettrico, la combinazione di un induttore e di un capacitore crea le condizioni per l'oscillazione armonica della corrente e della tensione. L'induttore mostra inerzia opponendosi a variazioni della corrente; il capacitore fornisce la forza di richiamo dal momento che diviene più difficile caricarlo in proporzione diretta alla quantità di carica con la quale è già stato caricato. Le oscillazioni elettriche basate su questi concetti sono state portate a un alto grado di sofisticazione nelle moderne apparecchiature elettriche ed elettroniche. 

Un altro esempio di moto periodico è quello di un pendolo semplice, un peso oscillante all'estremità di una corda inestensibile e senza massa. La gravità fornisce la forza di richiamo, ma poiché la traiettoria del grave è un arco, la forza non è direttamente proporzionale allo spostamento, e quindi il moto non è esattamente armonico. Per piccoli spostamenti, fino a un angolo approssimativamente di 10°, il moto può essere considerato armonico poiché la sua variazione dal caso ideale è minore dell'1%. 

Il moto armonico è chiamato moto sinusoidale poiché la relazione matematica tra lo spostamento x del corpo che oscilla e il tempo t è una funzione seno (o coseno). Cioè, se un cronometro viene fatto partire (t = 0) quando il corpo passa per la sua posizione di equilibrio, il suo spostamento può essere determinato a ogni istante successivo mediante la formula x = A sen 2ft, dove A è lo spostamento massimo e f è la frequenza (il numero di oscillazioni al secondo). Se il cronometro era partito con il corpo nella posizione A, il moto doveva essere descritto mediante x = A cos 2ft. Inoltre, la velocità e l'accelerazione del corpo sono ancora descritte da funzioni seno o coseno. 

Tra il moto armonico semplice e il moto circolare esiste una stretta relazione. Se un corpo che si muove con velocità costante su una traiettoria circolare viene osservato entro il piano del suo movimento, (di modo che il cerchio è visto di taglio), il corpo sembra muoversi avanti e indietro su una linea retta, obbedendo alle regole del moto armonico semplice. Una traiettoria circolare può quindi essere considerata come la traiettoria di un corpo sottoposto a due forze di richiamo agenti ad angolo retto l'una con l'altra. Entrambe devono avere la stessa frequenza e produrre lo stesso spostamento massimo (ampiezza), ma esse devono essere sfasate l'una con l'altra di 180° (una raggiunge un minimo quando l'altra è a un massimo). 

Un moto ellittico può anche essere considerato come il risultato di due moti armonici separati e perpendicolari. Come nel moto circolare, le frequenze delle due forze sono le stesse ma, o gli spostamenti massimi sono differenti, o la differenza di fase ha un valore diverso da 180° (o 0°, nel qual caso la traiettoria risultante è una linea retta). Sebbene di solito non sia necessario descrivere un moto circolare o ellittico mediante due moti armonici separati, questo è spesso il modo più semplice di trattare traiettorie più complesse, particolarmente quelle conosciute come figure di Lissajous. 

Il moto armonico è caratterizzato da un movimento simmetrico attorno alla posizione di equilibrio. Se invece ogni spostamento massimo è leggermente minore di quello precedente, il moto viene detto smorzato. Lo smorzamento è la dissipazione dell'energia cinetica dell'oscillatore e causa la fine delle vibrazioni. Quando le vibrazioni sono indesiderabili sono utili dei dispositivi che assorbono l'energia; questi talvolta possono essere semplicemente dei cuscinetti di gomma. 

Vedi anche: cinematica; dinamica; leggi del moto; onde e propagazione delle onde.

 Copyright © 2002 Motta Editore


Questa pagina è stata realizzata da Vittorio Villasmunta

Ultimo aggiornamento: 29/11/14