Meccanica dei fluidi 

La meccanica dei fluidi, o idrodinamica, è lo studio dell'effetto di forze sui fluidi (liquidi o gas), in quiete o in movimento. 

Anche se le leggi fondamentali di conservazione della massa, della quantità di moto e dell'energia valgono per i fluidi esattamente come per i solidi, esse vengono scritte in una forma matematica diversa. Lo studio della meccanica dei fluidi viene quindi considerato un campo separato da quello della meccanica dei solidi o della meccanica delle particelle e del corpo rigido. 

Il campo della meccanica dei fluidi può essere ulteriormente diviso in idrostatica (fluidi in condizioni di riposo), idraulica (liquidi in moto entro canali e condotti; v. idraulici sistemi); aerodinamica, (il flusso di gas), gasdinamica (flusso di gas in condizioni apprezzabili di comprimibilità), e magnetoidrodinamica (flusso di gas ionizzati).

SVILUPPO DELLA MECCANICA DEI FLUIDI

Si ritiene che lo studio razionale della dinamica dei fluidi abbia avuto inizio con Archimede, che nel sec. III a.C. enunciò la sua legge sulla spinta idrostatica (v. principio di Archimede). Non si ebbero ulteriori progressi nel campo fino al 1605, quando Simon Stevin (Stevino) pubblicò la sua Hydrostatics (Idrostatica). Nel 1644 Evangelista Torricelli stabilì la sua legge sull'efflusso da un orifizio e nel 1663 Blaise Pascal riscoprì le leggi di Stevino. Venticinque anni più tardi sir Isaac Newton ricapitolò tutto ciò che si sapeva a quel tempo sulla meccanica dei fluidi nel secondo libro dei suoi Principia, e aggiunse alcune idee originali, che comprendevano la sua ipotesi sulla viscosità. Le leggi fondamentali dei fluidi ideali, in assenza di attrito, vennero alla fine espresse in forma matematica da Leonard Eulero nel 1755. Eulero basò il suo lavoro in parte sull'opera precedente di Daniel e Jacques Bernoulli. Nel 1827 Claude Navier derivò le equazioni del flusso viscoso, che vennero rese di pubblico dominio nel 1845 da sir George Gabriel Stokes. Il contributo dato da Joseph Boussinesq nel 1877 e da Osborne Reynolds nel 1883 sul flusso laminare e quello in regime turbolento portò a estendere il campo di applicazione delle equazioni di Navier-Stokes al flusso turbolento includendovi gli sforzi turbolenti (di Reynolds). Queste equazioni, tuttavia, rimasero troppo difficili da risolvere fino a che Ludwig Prandtl e Theodore von Kàrmàn mostrarono (nel 1904 e nel 1921, rispettivamente) come il concetto dello strato limite permette di ridurle a una forma più semplice. Attualmente le soluzioni delle equazioni di Eulero, con le correzioni derivanti dalle equazioni dello strato limite, sono usate per descrivere il volo degli aerei e dei veicoli spaziali, per calcolare come si formano i filetti fluidi dietro navi, treni e automobili, nonché strutture fisse come edifici e ponti, e per descrivere il flusso in pompe, turbine e impianti per processi chimici. Inoltre, sono usate per descrivere il moto dell'atmosfera e degli oceani, il flusso in canali e condotti e al di sopra di dighe, e il flusso di gas ionizzati (plasmi). 

PROPRIETA' DEI FLUIDI

Il carattere distintivo di un fluido, che lo differenzia dai solidi, è la facilità con la quale può essere deformato. Se si applica a un fluido una forza di taglio, per quanto piccola, questo si muove e continua a muoversi fino a che lo sforzo di taglio agisce su di esso. A esempio, la forza di gravità fa sì che l'acqua cada da una brocca fino a che questa è tenuta inclinata. Se la brocca viene raddrizzata il flusso cessa, poiché la forza di gravità è bilanciata esattamente dalle forze di pressione sulle pareti del recipiente. A differenza dei liquidi, i gas non possono essere versati da un contenitore aperto dentro a un altro; anch'essi, tuttavia, si deformano per effetto di una sollecitazione di taglio. Poiché le sollecitazioni di taglio derivano da un moto relativo, è indifferente che il fluido passi lungo un oggetto immobile o che l'oggetto si muova attraverso il fluido. Anche se un fluido si può deformare facilmente per effetto di una forza applicata, la viscosità del fluido crea una resistenza a questa forza. La viscosità dei gas, che è molto inferiore a quella dei liquidi, aumenta leggermente al crescere della temperatura. I liquidi altamente viscosi sono più propriamente la materia di studio della reologia; la meccanica dei fluidi rivolge la sua attenzione principalmente verso i fluidi newtoniani, o verso quelli nei quali esistono relazioni lineari tra la sollecitazione, la viscosità e la velocità di deformazione. La pressione e la densità sono considerate proprietà del fluido, anche se sono proprietà termodinamiche, in relazione con la temperatura e l'entropia del fluido per mezzo di un'equazione di stato. Una piccola variazione della pressione influisce trascurabilmente sulla densità di un gas, i gas pertanto, come i liquidi, possono essere considerati incomprimibili in questa ipotesi. Se in problemi di flusso si presentano variazioni significative di densità, si deve tuttavia considerare che il flusso avvenga in condizioni di comprimibilità. Gli effetti della comprimibilità si hanno quando la velocità del flusso si avvicina alla velocità del suono, oppure la velocità di flusso in un condotto si approssima a gh, dove g è l'accelerazione di gravità e h è la quota alla quale si trova il fluido.

IDROSTATICA - FLUIDI IN RIPOSO

Quando un fluido non è sottoposto a forze, o le forze che agiscono su di esso si fanno equilibrio, il fluido si trova in condizioni di riposo. L'idrostatica tratta il caso particolare dei fluidi in tali condizioni e studia come essi sono influenzati dalla pressione esercitata da forze esterne, come l'atmosfera, o un pistone, o le forze di massa dovute alla gravità. La forza di gravità mostra il suo effetto nell'aumento della pressione con la profondità dovuta al peso del fluido che si trova al di sopra del punto di osservazione. Pertanto, l'aumento della pressione p con la profondità h al di sotto della superficie libera del liquido è uguale al peso specifico w moltiplicato per h. Il principio di Pascal (v. Pascal, legge di) stabilisce che in qualsiasi punto di un fluido in riposo la pressione su una superficie non dipende dall'orientazione della stessa. Questa pressione può essere misurata per mezzo di un manometro, che fornisce la differenza di pressione rispetto a quella atmosferica. La pressione assoluta dell'atmosfera può essere misurata per mezzo di un barometro a mercurio, nel quale la pressione alla sommità della colonna di mercurio è zero e la pressione sul fondo è uguale a quella atmosferica. Quando l'altezza della colonna di mercurio è di 76 cm si dice che il valore della pressione atmosferica, che fluttua continuamente, è quello normale. 

MOTO DEI FLUIDI - FLUIDI REALI

Le equazioni che regolano il moto dei fluidi reali sono complesse; nel caso del moto turbolento non sono completamente conosciute. Il flusso laminare è descritto dalle equazioni di Navier-Stokes, per le quali si possono ottenere le soluzioni solo in casi semplici, che nondimeno sono di grande importanza per la comprensione del moto dei fluidi. In situazioni più complicate si possono ottenere delle soluzioni approssimate utilizzando grossi elaboratori elettronici. Le soluzioni delle equazioni dello strato limite sono di solito sufficienti per la maggior parte dei problemi nel flusso laminare. Il ricorso alle prove sperimentali è tuttora necessario per correlare pienamente la teoria con il flusso effettivo. Se la velocità del flusso aumenta, in seno al fluido si creano delle instabilità e si verifica il passaggio dal regime laminare a quello turbolento. Le particelle del fluido cominciano a fluire secondo percorsi molto irregolari. Si formano dei vortici che trasferiscono quantità di moto su distanze che vanno da pochi millimetri, come negli esperimenti controllati di laboratorio, fino a diversi metri come in un locale ampio, attorno al perimetro di edifici o altre strutture, negli oceani o nell'atmosfera. Di conseguenza, le equazioni che descrivono il flusso in regime turbolento sono molto complicate; per ogni soluzione sono necessarie relazioni empiriche che si ottengono da esperimenti accuratamente controllati. 

Se un fluido scorre in condizioni di regime laminare o turbolento generalmente può essere stabilito calcolando il relativo numero di Reylonds, Re. Il numero di Reynolds è il prodotto della densità di una lunghezza caratteristica e di una velocità caratteristica, tutto diviso per il coefficiente di viscosità. Il numero di Reynolds è adimensionale, ossia è un numero puro. Fino a che il numero di Reynolds è piccolo, il flusso rimane laminare

Il processo fisico chiave nel flusso dei fluidi reali è la conversione dell'energia meccanica in calore, che è la conseguenza della presenza di forze viscose nel flusso laminare o turbolento. Molti problemi pratici di flusso attraverso canali o tubazioni sono stati risolti applicando semplici leggi empiriche che considerano un fattore di attrito e che tengono conto delle perdite di energia. 

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Questa pagina è stata realizzata da Vittorio Villasmunta

Ultimo aggiornamento: 29/11/14