Uhuru
L'Uhuru (noto anche come Small Astronomy Satellite 1,
SAS 1, e come Explorer 42) fu il primo di una serie di tre satelliti Explorer
sviluppati dalla NASA per studiare le sorgenti di raggi X e di raggi gamma sia
all'interno che all'esterno della Galassia.
Lanciato con un razzo Scout dalla piattaforma italiana San
Marco al largo della costa del Kenya nel giorno dell'indipendenza di tale
nazione (12 dicembre 1970), l'Uhuru (questo nome significa "libertà" nella
lingua swahili) entrò in un'orbita che aveva un apogeo di 562 Km e un perigeo di
521 Km a un angolo di 3° rispetto all'equatore, e un periodo di 95 minuti. La
struttura principale del satellite, costruito dall'Applied Physics Laboratory
della Johns Hopkins University, era costituita da un tamburo cilindrico in
alluminio del peso di 143 Kg, alto 61 cm e del diametro di 61 cm. Quattro
pannelli di celle a energia solare fissate attorno alla circonferenza del
cilindro fornivano 27 watt di potenza elettrica al satellite. Dei sensori
stellari e solari permettevano la determinazione della posizione di sorgenti
particolari. Due rivelatori di raggi X muniti di collimatori meccanici erano
posti sulla parte superiore del tamburo. Uno copriva un campo visivo a un grado
per volta per avere un elevato potere risolutivo; l'altro effettuava la
scansione di 10° in 10° per avere un'alta sensibilità. L'Uhuru e i suoi due
compagni di serie lanciati successivamente (1972 e 1975), gli Explorer 48 (SAS
2) e 53, ebbero tutti un notevole successo e crearono le basi tecnologiche e
scientifiche per i successivi satelliti, più avanzati, come quelli che servirono
da osservatori astronomici per le alte energie (v. HEAO). L'Uhuru ottenne dei
dati che portarono gli astronomi a supporre l'esistenza di supercluster di
galassie tenute insieme da un gas caldo ma poco denso, con una massa molto
maggiore di quella delle galassie stesse. Le sorgenti di raggi X scoperte dai
satelliti (399 sorgenti entro il 1977) vennero in seguito pubblicate in una
serie di cataloghi Uhuru.
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