Oceani messi a nudo. Dai satelliti una mappa dei fondali mondiali

di ALESSANDRO TIBALDI, Università di Milano 
(pubblicato il 30-7-1997 su TuttoScienze)

Immaginiamo di essere in viaggio nel cosmo e, rivolgendo lo sguardo alla Terra, di accorgerci che tutti i mari sono svuotati con i fondali quindi perfettamente visibili. Fantascienza? No, è un po' quello che è successo a Washington, quando David Sandwel dell'Istituzione Americana Scripps per l'Oceanografia e Walter Smith, dell'Ente Americano per l'Oceano e l'Atmosfera, hanno presentato alla comunità scientifica internazionale la più dettagliata mappa esistente dei fondali marini di tutto il mondo, ripresi dallo spazio da un satellite artificiale. 

Numerosi eminenti geologi e geofisici intervistati hanno dichiarato che questa nuova mappa rappresenta la più grande scoperta dopo i dati degli Anni 40-50 sulla tettonica delle placche, cioè dopo l'individuazione dell'attività sismica e vulcanica sottomarina connessa ai movimenti tra le varie placche che scompongono la parte più superficiale della Terra. 

La nuova mappa presenta infatti informazioni sulla topografia dei fondali marini - conosciuta tecnicamente come batimetria - venti volte più dettagliate di quelle ottenute finora con i classici metodi di rilevamento con l'ecoscandaglio dalle navi. I rilevamenti dalle navi sono stati infatti effettuati in modo dettagliato solo in zone estremamente limitate. La batimetria della nuova mappa rivela centinaia di strutture geologiche prima sconosciute, tra le quali importanti faglie, cioè zone di rottura della crosta terrestre lungo le quali si hanno movimenti, di cui probabilmente molte attive responsabili dei terremoti oceanici. Inoltre, rivela un numero doppio di vulcani sottomarini rispetto alle conoscenze precedenti, nuovi abissi oceanici e nuove zone di fondali bassi. Su quest'ultimo tema bisogna riferire una storia curiosa. Nell'ultimo decennio, un gruppo di pescatori di una zona della Nuova Zelanda si andava arricchendo con partite di pesca incredibilmente abbondanti in un tratto di mare ritenuto profondo dalle mappe batimetriche, e quindi poco adatto alla concentrazione di banchi di pesci. Si arrivò al punto di discutere nei congressi scientifici questa anomala concentrazione di pesce in una zona di mare profondo. Adesso invece, l'occhio spaziale dà ragione ai pescatori neozelandesi. La nuova mappa rivela infatti una catena di vulcani sottomarini, la cui presenza, fino ad ora inimmaginata, permette il sostentamento di una ricca fauna ittica. Questi nuovi dati sono quindi utili per ubicare le zone di fondale marino più promettenti per la pesca, con ovvie ricadute economiche. Ma non solo. Saranno utilizzati per la navigazione, per la ricerca di idrocarburi e di minerali, per valutazioni sulla circolazione profonda delle masse d'acqua oceaniche e sul clima, per la vulcanologia, per il rischio sismico, e, in generale, per la comprensione dell'evoluzione geologica presente e futura del nostro pianeta. Infine, questi dati sono utili ai militari, per i cui scopi era stato originariamente lanciato il satellite, la navigazione dei sommergibili e il calcolo delle traiettorie dei missili. 

Il satellite "Geosat" venne lanciato dagli americani nel 1985 con a bordo uno strumento radar in grado di rilevare l'altezza delle onde marine con una elevatissima precisione: il margine di errore e' infatti di pochi centimetri. La superficie del mare presenta, oltre alle onde e alle anomalie dovute alle correnti e al vento, delle zone fisse di altezza diversa che riflettono il campo gravitazionale terrestre locale. In pratica, dove ci sono depressioni nei fondali, queste si riflettono in superficie con una diminuzione del livello del mare, mentre dove il fondale e' rilevato, la superficie marina presenta degli inarcamenti. Per esempio, un vulcano sottomarino che si eleva di duemila metri dal fondale circostante, si riflette con un innalzamento di due metri della superficie del mare. Questo si spiega con il fatto che la superficie del mare tende a disporsi sempre perpendicolarmente alle traiettorie di massima attrazione della gravità. In altre parole, le masse rocciose più spesse, corrispondenti quindi ai rilievi dei fondali oceanici, attirano maggiormente l'acqua marina dalle zone limitrofe; i bacini oceanici invece hanno uno spessore di rocce più ridotto che tratterrà di meno la massa d'acqua creando in superficie delle depressioni nel livello del mare. Siccome le traiettorie dei missili sono sensibili alle variazioni del campo gravitazionale terrestre, i militari intendevano studiare le anomalie della superficie marina per localizzare le relative anomalie gravimetriche e correggere così i calcoli di guida dei missili. Questi dati rimasero a lungo segreti, fino a quando il Gruppo di Lavoro per l'Ambiente degli Usa, fondato nel 1985 da Al Gore - che sarebbe poi diventato il famoso senatore - iniziò a fare pressioni per declassificarli. Il segreto militare e' stato finalmente tolto nel luglio 1995 anche perché, bisogna dirlo, contemporaneamente iniziavano ad essere disponibili i dati simili raccolti dal satellite artificiale europeo ERS-1. Attualmente decine di scienziati di tutto il mondo stanno lavorando per integrare i dati dei due satelliti, ottenendo così mappe sempre più dettagliate di tutti i fondali marini. Questi dati permetteranno di migliorare le conoscenze sui fondali oceanici tanto quanto il telescopio orbitante Hubble ha incrementato lo studio del cosmo. E la ricaduta che ci si aspetta non sarà solo per la comunità scientifica ma anche per l'economia civile.



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Ultimo aggiornamento: 27/02/16