Un occhio che guarda sott'acqua. Esplorazioni dell'Irim nel Mare di Sicilia

di Luigi Prestinenza (pubblicato il 19-7-1995 su TuttoScienze)

Capo Santa Croce è una punta di calcari che si protende nell'azzurro Mediterraneo, in un paesaggio aspro e selvaggio a pochi chilometri dalla cittadina di Augusta, già importante base navale sulla costa sudorientale della Sicilia. Vi sorge un vecchio faro costruito nel 1856, quando l'isola era ancora sotto il governo borbonico. Accanto al faro, tuttora funzionante ma in modo automatico, sorgevano i locali d'abitazione dei fanalisti; abbandonati al degrado, non ne erano rimasti che i muri mangiati dalla salsedine. Da qualche mese, la vecchia dimora dei guardiani è rinata a nuova vita: è la sede dell'Irim, l'Istituto di ricerca marina nato da un consorzio fra il Cesvan (Centro europeo di sviluppo dell'area mediterranea), l'Università di Catania, la Provincia di Siracusa e il Comune di Augusta, in un ambiente che dal punto di vista naturalistico è da vedere come un laboratorio marino di grande valore. 

L'Irim si propone come un importante punto d'appoggio per studi di base e applicati nel campo delle scienze del mare e delle acque interne, oltre che come struttura specializzata nel monitoraggio delle acque costiere. L'opera di monitoraggio ha anche fini applicativi: sia per la pesca sia per esigenze di tipo turistico. Diretto da Sebastiano Di Geronimo, responsabile dell'Istituto di Oceanografia e Paleoecologia, il Centro si avvarrà dell'appoggio di strutture, mezzi e ricercatori delle Università di Catania e di Messina, oltre che del Cnr di Messina e di Mazara del Vallo.

L'Istituto avrà fra l'altro a disposizione "Pluto", una telecamera subacquea che può essere guidata nell'ambiente marino e lo riprende sino ai limiti consentiti da un cavo di collegamento lungo 600 metri ed eventualmente sino a una profondità di 500 metri. Tutte le operazioni di controllo vengono eseguite in superficie. L'equipaggiamento di questo dispositivo di ripresa, ideato e costruito in Italia dalla Gaymarine, e' costituito da una telecamera a colori, da una camera fotografica, da un radar e da una sonda multiparametrica che misura, in contemporanea con la registrazione video, la profondità, la temperatura, la salinità, il tenore d'ossigeno e il grado di acidità (pH). Ha cinque motori con cinque eliche e la testa con un brandeggio verticale di 240 gradi. In sostanza, un potente "occhio" sotto le acque, che è in grado di operare, per le sue ridotte dimensioni, sia dalla terraferma che da un battello pneumatico o da una nave, a una velocità massima di sei nodi. E' stato utilizzato più volte per ricerche in Antartide e nel Mediterraneo da studiosi dell'Enea e dell'Università. 

Lo scopo essenziale del nuovo Istituto è di favorire la diffusione di un'educazione naturalistica nel campo dell'ambiente marino, con un'adeguata opera didattica e formativa che sia di sostegno a studenti e laureandi, per tesi di laurea o di dottorato. Gli toccherà anche occuparsi della riserva marina delle isole dei Ciclopi, poco a Nord di Catania, e di un progetto di monitoraggio delle acque costiere della provincia di Siracusa.



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Ultimo aggiornamento: 27/02/16