RICERCHE SUL CLIMA GLOBALE. L' Adriatico diventa un laboratorio. Mare e aria, due misteri sotto apparenze banalidi Piero Angela(pubblicato il 3 febbraio 1993 su TuttoScienze)PIU' si allargano gli orizzonti della conoscenza, più ci rendiamo conto della nostra ignoranza. Paradossalmente, questo è vero anche per cose in apparenza molto semplici, come l'acqua e l'aria. La biosfera in cui viviamo è costituita in gran parte, appunto, da aria e acqua, cioè da atmosfera e da oceani: eppure sappiamo ancora molto poco della loro dinamica. Ogni giorno immettiamo nella biosfera quantità immense di sostanze chimiche e di gas, ma non sappiamo bene quali effetti provocheranno a medio lungo termine sul clima della Terra. Si è parlato molto in questi ultimi tempi di buco dell' ozono, di effetto serra, di possibile innalzamento delle acque degli oceani, di aumento della temperatura media, di cambiamenti climatici globali (che colpirebbero soprattutto le zone temperate in cui viviamo). Proprio a Torino, nel 1989 e nel 1991, si sono tenute due Conferenze mondiali, la prima sull' atmosfera, la seconda sugli oceani, destinate a fare il punto su questi problemi. In quell' occasione ci si è resi conto da un lato dei rischi che corrono i nostri ecosistemi, dall' altro della difficoltà di elaborare previsioni attendibili. Come dire: la posta in gioco è molto alta, ma mancano le conoscenze per quantificare i rischi, e quindi per decidere sui tempi di intervento e sugli investimenti da realizzare. La Fondazione Sanpaolo, che aveva organizzato quelle Conferenze patrocinando anche due programmi televisivi sull'argomento (da me condotti dal Palazzetto dello Sport), sta ora sostenendo una nuova iniziativa, destinata ad aiutare lo sviluppo della ricerca italiana nel campo del "clima globale". Cinque ricercatori (2 senior e 3 neolaureati) selezionati in base all' eccellenza del loro curriculum, studieranno per tre anni, in Italia e in prestigiosi laboratori internazionali, una serie di aspetti legati ai possibili cambiamenti climatici sulla Terra. I temi delle ricerche mostrano quanto variegati e complessi siano i problemi da affrontare. Per esempio Annarita Mariotti, di Roma, lavorerà nel campo dei modelli matematici relativi alla variabilità meteo climatologica e alla circolazione su larga scala. Qui esistono infatti molte incertezze: si conoscono (grosso modo) le regole del gioco e i fattori che interagiscono tra loro, ma fare previsioni è difficile (così come è difficile prevedere che tempo farà tra qualche settimana, o anche tra qualche giorno, pur conoscendo i giochi di temperatura, umidità, pressione... ). Laura Roberti del Politecnico di Torino, lavorerà invece sui modelli relativi alle precipitazioni. I dati sono insufficienti, in particolare riguardo alle precipitazioni sugli oceani ma ora si stanno sviluppando tecniche raffinate per le osservazioni da satellite (struttura delle nuvole, rilevamenti di microonde riflesse dalle gocce di pioggia e dalle particelle di ghiaccio). Questa ricerca avverrà con la collaborazione della Nasa. Susanna Greco, dell' Università di Roma, cercherà di capire come reagiscono i vegetali ai cambiamenti climatici. Uno dei punti cruciali è infatti quello di capire a fondo il ciclo geobiochimico del carbonio, che e' fondamentale per la biosfera. Vari tentativi di studio sono in corso, per esempio isolando pezzetti di prato e modificando localmente il clima, oppure costruendo (come sta facendo l' Università della Tuscia) tralicci alti fino a 30 metri per analizzare i flussi gassosi sulla chioma degli alberi. E' una ricerca che si varrà della collaborazione della Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration).Marco Zavatarelli elaborerà invece un modello ecologico marino, studiando le conseguenze delle variazioni di temperatura nell' atmosfera. Il Mediterraneo costituisce un ottimo "caso di studio", e in particolare l'Adriatico dove i venti freddi (come la bora) favoriscono l'evaporazione e aumentano la densità dell' acqua, che, diventando più "pesante", scende sui fondali seguendo lunghi itinerari e influenzando i processi biologici di superficie (plancton e catena alimentare). Questo ecosistema relativamente chiuso consente di capire meglio come le eventuali variazioni agiscano sulla dinamica atmosfera oceano (più difficile da valutare negli oceani aperti, a causa di altri fattori che possono interferire). Paolo Di Girolamo, infine, che ha compiuto varie spedizioni in Groenlandia e in Antartide, studia l' effetto dell' immissione di clorofluorocarburi e di altre sostanze nell' atmosfera, per quanto riguarda il famoso "buco" dell' ozono ai poli.
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