Il movimento degli oceaniPiero Lionello,Università di PadovaSi potrebbe pensare che la dinamica delle correnti oceaniche, essendo fondata sulle leggi della meccanica classica, non offra problemi intellettualmente difficili e stimolanti e tutto di essa sia da gran tempo noto e assodato. Al contrario, nonostante la navigazione sia un’attività molto antica, l’oceanografia è una scienza piuttosto giovane. Bisogna aspettare l’Ottocento per i primi studi sul percorso delle correnti oceaniche e circa la metà di questo secolo per mappe scientificamente accurate della circolazione su scala planetaria. Inoltre, benché la circolazione oceanica obbedisca alle leggi della meccanica dei fluidi, formulate dai grandi fisici e matematici del ‘700 ed ‘800, la comprensione della sua dinamica e la sua descrizione quantitativa è una conquista relativamente recente. Infatti, la dimensione planetaria, la grande estensione e la lentezza dei moti determinano dei comportamenti peculiari, regolati da equazioni formulate in maggioranza nella prima metà del ‘900 da studiosi perlopiù scandinavi: Sverdrup, Ekman, Bjerkness, Rossby. Componenti fondamentali della circolazione globale, rimaste a lungo incomprensibili, sono le grandi correnti costiere che scorrono a ridosso delle coste occidentali degli oceani: la Corrente del Golfo nell’Oceano Atlantico, Kuroshio nel Pacifico, Agulhas nell’Oceano Indiano. La spiegazione della loro esistenza è stata trovata attorno agli Anni 60, decenni dopo la scoperta della struttura dell’atomo, più o meno simultaneamente all’avvento dei transistor e dei primi calcolatori elettronici. Le correnti costiere sono associate all’asimmetria dei grandi vortici oceanici, cioè la maggiore vicinanza del loro centro alla costa occidentale. Questa caratteristica geometrica implica ciò che gli oceanografi chiamano «intensificazione occidentale» della circolazione planetaria, cioè la presenza di correnti costiere veloci e dai fronti ristretti a ridosso delle coste occidentali in contrasto con le correnti lente e poco definite che occupano le porzioni orientali degli oceani. Infatti la stessa quantità d’acqua che si dirige verso l’equatore attraverso la larga sezione orientale dei vortici se ne allontana, ma ad una velocità maggiore, attraverso la stretta sezione occidentale, costituendo delle veloci correnti che raggiungono la loro massima intensità a qualche decina di chilometri dalla costa. Le correnti costiere vengono talvolta assimilate a fiumi, ma, in realtà, hanno dimensioni enormemente superiori. Ad esempio, la Corrente del Golfo ha un trasporto di volume pari a 30.000 volte quello del Po e 600 volte quello del Rio delle Amazzoni, il fiume del mondo che trasporta il maggior volume d’acqua. La velocità della Corrente del Golfo supera, alla superficie, i 2 m/s e lo spessore del fluido che si muove non è nemmeno lontanamente confrontabile a quello dei fiumi: 500 metri al di sotto della superficie del mare la velocità in alcuni tratti raggiunge ancora il mezzo metro al secondo. Di conseguenza la massa d’acqua coinvolta è enorme: ad ogni secondo, attraverso una sezione della Corrente del Golfo passa incessantemente, allineata su un fronte di 50 chilometri e diretta verso il Nord, una massa d’acqua pari alla popolazione dell’intera Cina.
|