Astrolabio
L'astrolabio planisferico è stato il più importante strumento usato da
astronomi e navigatori dal Medioevo fino alla fine del sec. XVI.
Era usato dai Greci già nel sec. I a.C.
Il nome deriva dal latino medievale astrolabium, a sua volta derivato
dal greco astròlabos, composto di àstron (stella) e radice di lambàno
(prendo), e quindi significa "carpitore di stelle".
La funzione dell'astrolabio era
quella di misurare, rispetto al piano dell'orizzonte, l'altezza dei corpi
celesti, dalla quale si poteva calcolare l'ora e la latitudine dell'osservatore.
La misura dell'altezza della stella Polare forniva la latitudine e quella del
Sole e delle stelle l'ora.
L'astrolabio è formato da due dischi piatti, generalmente di ottone, con un
diametro da circa 7,5 cm a 25 cm.
Un disco, noto come la rete,
contiene una proiezione della volta celeste, nella quale le stelle più
brillanti sono individuate da indici che ne riportano anche il nome e sulla
quale sono riportati il percorso del Sole e quelli dei pianeti.
L'altro disco, noto come il timpano,
ha delle incisioni che indicano lo zenit, l'orizzonte nonché l'altezza e
l'azimut per una data latitudine.
Entrambi i dischi sono tenuti insieme da un disco cavo con una scala in ore
incisa sul bordo. La parte posteriore dell'astrolabio serve per il
puntamento.
Lungo il bordo vi è un cerchio inciso in gradi, usato per misurare
l'altezza del Sole o della stella con l'ausilio dell'alidada, o regolo di
puntamento.
L'astrolabio è mantenuto in posizione verticale da un anello, e l'altezza
del corpo celeste viene misurata con l'alidada.
Successivamente la rete viene ruotata fino a che il punto che rappresenta la
stella non si trovi sulla linea riportata sul timpano, corrispondente
all'altezza misurata. A questo punto si possono leggere l'altezza e l'azimut
dell'astro sull'orizzonte. L'astrolabio è stato soppiantato dal sestante nel
sec. XVIII.
Copyright © 2002 Motta Editore
|